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 Introduzione

Anche se non fai parte del mondo sanitario sicuramente avrai sentito parlare di “epicondilite” o di “gomito del tennista”.

Magari ne ha sofferto tu stesso o un tuo amico, oppure hanno affrontato questo tema in una trasmissione in tv. In effetti si tratta della più diffusa condizione dolorosa del gomito, e di una delle più comuni tendinopatie del nostro organismo, che colpisce un’ampia percentuale della popolazione: dai più giovani ai più grandi, uomini e donne.

Nel corso di questo articolo ti spieghiamo cosa si intende per “epicondilite”, quali sono i soggetti più colpiti e quali sono i fattori di rischio più frequenti. Nella seconda parte approfondiamo i migliori metodi di cura e di prevenzione che sono utilizzati nel panorama internazionale. Non ci resta altro che augurarti una buona lettura 🙂

Cos’è l’epicondilite?

L’epicondilite è definita come una tendinite inserzionale dei tendini dei muscoli epicondiloidei.

Cosa significa?

Significa che è un’infiammazione dei tendini che dall’epicondilo, prominenza ossea dellìomero, decorrono come muscoli lungo l’avambraccio, e si inseriscono sul polso e sulla mano.

Questa infiammazione prende il nome di “inserzionale” perché si concentra nell’area in cui i tendini epicondiloidei si inseriscono sulla prominenza ossea dell’omero chiamata epicondilo.

A volte questa condizione dolorosa viene confusa con l’epitrocleite, che è l’infiammazione dei tendini epitrocleari, ossia che originano dall’epitroclea.

 

 

Cenni di anatomia del gomito

 

Lo diciamo spesso nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma Balduina: per poter capire a fondo questa patologia, è necessario fare un breve richiamo all’anatomia del gomito.

 

Come sai, questa è un’articolazione dell’arto superiore che collega il braccio all’avambraccio. È infatti costituita da tre elementi ossei, uno appartenente all’omero (osso del braccio) gli altri due che riguardano le ossa dell’avambraccio (radio e ulna). Nello specifico sono:

  • L’estremità distale dell’omero, cioè l’estremità inferiore dell’omero. Ai lati di questa estremità ci sono due prominenze ossee: l’epicondilo e l’epitroclea. Se posizioni il braccio lungo il corpo con il palmo della mano rivolto in avanti, puoi vedere che l’area dell’epicondilo è la prominenza esterna del gomito mentre l’area dell’epitroclea riguarda la prominenza del gomito più vicina alla cassa toracica.
  • La parte del radio più vicina al gomito: è caratterizzata da un profilo circolare e piatto.
  • L’estremità prossimale dell’ulna: che ha un margine osseo detto olecrano, a cui corrisponde una cavità, che tecnicamente è chiamata “incisura trocleare dell’ulna”.

 

Questi tre margini articolari sono in comunicazione tra loro mediante tre articolazioni funzionali:

  • Omero – radiale;
  • Omero – ulnare;
  • Radio – ulnare prossimale.

 

 

Quali sono i muscoli epicondiloidei?

 

Questo gruppo muscolare è quello responsabile dell’epicondilite, per questo lo prenderemo in esame con maggiore approfondimento.

Come già ti ho anticipato prima, questi muscoli sono chiamati così per la loro provenienza anatomica. Infatti originano dall’epicondilo, prominenza ossea dell’omero da cui si inseriscono sull’avambraccio, sul polso e sulla mano.

 

 

I muscoli epicondiloidei sono i seguenti:

  • estensore radiale breve del carpo;
  • muscolo estensore radiale lungo del carpo;
  • estensore delle dita;
  • supinatore;
  • estensore del mignolo.

Con la loro contrazione questi muscoli permettono l’estensione del polso, delle dita e la deviazione radiale.

Questo significa che mettendo il palmo della mano poggiata su un tavolo, grazie ai muscoli epicondiloidei riusciamo a:

– sollevare le dita senza staccare la base del palmo;

– deviare la mano verso il lato del pollice.

 

 

Considera che è anche grazie ai muscoli epicondiloidei se riusciamo a tenere in mano un microfono o una racchetta, e se possiamo effettuare movimenti di torsione con l’avambraccio: come aprire la porta di casa o utilizzare il cacciavite per avvitare un mobile. Sono questi muscoli che consentono di estendere le dita per aprire la mano.

Dei muscoli epicondiloidei elencati in precedenza, nel caso di epicondilite, quello più soggetto a infiammazione è il tendine del muscolo estensore radiale lungo del carpo.

Le cause di questa condizione infiammatoria le trovi nel paragrafo successivo 😉

 

 

Perché si soffre di epicondilite?

 

Quando i pazienti del nostro Centro di Fisioterapia a Roma Balduina ci chiedono questa domanda rispondiamo che, secondo la letteratura scientifica, la causa più frequente di epicondilite è il “sovraccarico funzionale”. Con questo termine si fa riferimento all’eccessivo sforzo da parte dei muscoli epicondiloidei.

Per questo motivo questa patologia è molto frequente nei lavori e negli sport in cui si utilizza molto questo gruppo muscolare, primo fra tutti il tennis: dai cui questa patologia ha preso il nome “gomito del tennista”.

 

 

Come si può curare velocemente?

 

Nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma Balduina usiamo integrare nelle nostre terapie tre elementi fondamentali della riabilitazione in un’unica sinergia terapeutica virtuosa.

Ci riferiamo a:

  • Esercizio terapeutico: l’utilizzo degli esercizi attivi isometrici, concentrici, eccentrici, di allungamento e isotonici è una componente fondamentale nel trattamento delle tendinopatie, soprattutto nel prevenire e nel trattare condizioni di dolore cronico;
  • Mezzi fisici ad alta tecnologia: come laserterapia, tecarterapia e ultrasuoni;
  • Tecniche di terapia manuale: mediante mobilizzazioni specifiche dei tessuti, si corregge l’eventuale disfunzione di movimento che è all’origine della condizione dolorosa.

 

Cosa posso fare se soffro di epicondilite?

 

Nel Centro di Fisioterapia Balduina, riteniamo che sia fondamentale la partecipazione attiva del paziente, perché come intuirai facilmente anche questo ci permette di accelerare i tempi del tuo recupero.

Primo consiglio: ti consigliamo di utilizzare un tutore per epicondilite 😉

Puoi acquistarlo direttamente presso il nostro Centro di Fisioterapia, in una sanitaria o anche on line! Si tratta di una fascia con una prominenza di un diametro di qualche centimetro. Applica il tutore in modo che la parte sporgente stia nel punto in cui avverti il dolore.

 

Quanto stringere il tutore?

Non esagerare perché se lo stringi troppo potresti avere problemi di circolazione nell’avambraccio, e allo stesso tempo non metterlo troppo lento altrimenti non avrebbe senso indossarlo.

Fai in modo di avvertire leggermente la pressione del tutore sul punto del dolore, e allo stesso tempo di non avere problemi nella mobilita della mano e del polso, o di avvertire un’eccessiva dolenzia.

 

 

Secondo consiglio: esegui degli esercizi a casa

 

Nel Centro di Fisioterapia a Balduina pianifichiamo un training di esercizi specifici per ogni paziente. La specificità non riguarda solo la tipologia di esercizio ma anche il dosaggio, cioè il numero di serie, e la quantità di ripetizioni da effettuare. Non conoscendoti ci rimane difficile darti un dosaggio specifico per le tue esigenze, però abbiamo preferito darti comunque dei consigli che di sicuro ti saranno utili. Per maggiori informazioni non esitare a contattarci J

 

1° esercizio: Sapevi che per eseguire un esercizio efficacie per l’epicondilite è sufficiente una generica palla da tennis?

 

Poggia l’avambraccio su un tavolo, lascia morbida la tensione del polso e della mano. Fai scorrere la palla dal punto in cui avverti il dolore, lungo l’avambraccio e in diverse direzioni, aiutandoti con la mano libera.

Eseguilo per due minuti, almeno tre volte al giorno 😉

2° esercizio: allunga i muscoli epicondiloidei

È semplice! Stringi la mano come per formare un pugno, devia la mano sul lato ulnare dell’avambraccio (il lato del mignolo), e fletti il polso.

Mantieni questa posizione per 2 minuti, e poi apri la mano e poggiala in una superficie per 30 secondi di recupero. Ripeti la sequenza per tre volte, ed esegui l’esercizio almeno una volta la mattina, una il pomeriggio e una la sera.

3° esercizio: contrazioni eccentriche

Rispettando la soglia del dolore, parti dalla posizione con mano chiusa a pugno, con polso flesso e deviato nel lato ulnare (di cui ti abbiamo parlato nel secondo esercizio). Lentamente apri la mano e riporta il polso in posizione neutra, offri una leggera resistenza con la mano libera.

Ripeti l’esercizio trenta volte per serie. Tra una serie e l’altra datti 10 secondi di recupero. Ripeti l’esercizio tre volte al giorno.

 

 

 

 

Se pratichi degli sport da racchetta come il tennis o i padel, o se effettui lavori manuali in cui sforzi molto la muscolatura del gomito, in cui l’epicondilite ha un’alta incidenza ti consigliamo di effettuare gli esercizi che ti abbiamo elencato prima anche se non hai dolore, contribuiranno a mantenerti in buone condizioni di salute.

Come fanno i nostri pazienti che effettuano tennis a livello agonista, nei periodi in cui effettui allenamenti intensi, magari in preparazione di una competizione, rivolgiti a uno Studio di Fisioterapia, in modo da preservare il tuo gesto atletico in vista della gara.

Se avverti dolore, per prima cosa fai gli esercizi che ti abbiamo indicato, e applica un tutore durante la giornata. Se dopo una settimana il dolore persiste, contattaci subito! Ricorda che in medicina, cosi come nella vita “è meglio uccidere il mostro quando è piccolo”. Infatti se presa in tempo, l’epicondilite può risolversi con pochissime sedute 😉

Dott. Andrea Pettirossi

 

                                                                                       

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